La valutazione qualitativa “Neuropsicomotoria” del Disegno

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Kristian (7 anni): “Col disegno puoi disegnare alcune cose, io disegno poco, mi piace un po’. Ai bambini i disegni piacciono perché si può disegnare, si può colorare, si può giocare, si può fare un regalo (tipo i cuori), ma si possono fare anche i soldi finti per giocare!”.

Il disegno dei bambini nell’immaginario collettivo spesso rappresenta un’espressione ludica; questo è indubbiamente vero, ma non rende del tutto giustizia alla valenza che il disegno possiede in termini di espressione emotiva, competenza cognitiva, esecuzione fine-motoria, capacità attentiva, coordinazione oculo-manuale, organizzazione spaziale e temporale. Si può infatti definire l’atto del disegnare come un sistema complesso che implica molte e differenti competenze simultaneamente.

Per tutte queste ragioni il disegno da sempre interessa (ed affascina) gli esperti che studiano lo sviluppo del bambino e sono stati proposti negli anni molti protocolli e test valutativi pensati per indagare tale competenza, andando ad analizzare gli aspetti psicologici, o gli aspetti ideativi o ancora quelli esecutivi.

Riferendoci poi, nello specifico, alla figura professionale del TNPEE, che va a lavorare sull’integrazione di tutte le aree di sviluppo del bambino, il disegno viene quotidianamente utilizzato come strumento e valutativo e terapeutico. Tuttavia l’argomento tanto dibattuto risulta ancora poco “standardizzato” specialmente in termini valutativi. […]

Tra le aree di sviluppo analizzate all’interno della Valutazione Neuropsicomotoria viene in genere inserito il “Livello Grafico”. Solitamente l’analisi di questo livello è di tipo qualitativo, si può chiedere al bambino di effettuare un disegno a piacere, un disegno su richiesta, che spesso riguarda la rappresentazione della figura umana e/o della casa o, ancora, rappresentazioni piuttosto comuni, come il prato, il cielo, il sole, ecc…; spesso viene richiesto in aggiunta a questi l’esecuzione del “disegno cognitivo” (di cui parleremo in un post successivo).

Ciò che il terapista va ad osservare è l’elaborazione del disegno, che fornisce degli indizi circa il livello di sviluppo attuale del bambino, in relazione all’età cronologica, quindi ad es. se stiamo valutando un bambino di 5 anni ci aspetteremo che la figura umana sia completa di tutte le parti del corpo e che compaiano i primi particolari “accessori” come, ad esempio, i bottoni, le scritte sui vestiti, un pallone da calcio e così via. Un’altra osservazione riguarda la “ambientazione”, se viene rappresentata, da cosa è composta, se è essenziale, se si ripete sempre allo stesso modo da un disegno all’altro, o se è, invece, ricca e fantasiosa, ecc…

Il Terapista andrà dunque ad osservare l’utilizzo dello spazio all’interno del foglio: vedrà se il bambino decide di utilizzare tutto lo spazio a sua disposizione, oppure se preferisce limitarsi ad una porzione, per esempio solo quella inferiore o solo quella superiore, o ancora se andrà ad utilizzarne solo una metà; a tal proposito è sempre bene indagare anche le competenze visive, attraverso i test visuo-percettivi, ma, se necessario, anche richiedendo un consulto specialistico di figure quali Ortottista e/o Oculista (si pensi ad es. al fenomeno del Neglect riscontrabile in alcune forme di emiparesi in cui il soggetto presenta un’esclusione a livello attentivo, visivo, ma anche uditivo e sensoriale in generale verso l’emi-spazio controlaterale alla lesione).

Risulta importante inoltre l’analisi del tratto grafico: questo può essere sicuro e lineare, incerto e/o tremolante, marcato o leggere, continuo o segmentato, e lo si può osservare in fase di disegno (tracciato) ma anche durante la fase del colorare; si andrà quindi ad esaminare anche la capacità o meno di rimanere all’interno dei bordi tracciati e di colorare in modo uniforme senza lasciare spazi bianchi, utilizzando un’unica direzione oppure no.

A questo punto sarà importante effettuare un esame dell’impugnatura dello strumento grafico, osservare se il bambino sceglie una sola mano, e quale, o se non è ancora maturato il processo di lateralizzazione.

Al di là del tipo di impugnatura, più o meno corretta che il bambino può utilizzare, anche in base alla fase di sviluppo, è importante riuscire a riconoscere se quella specifica impugnatura risulta essere funzionale per quel singolo bambino: ciò significa che se, per es. in fase di scrittura, egli non lamenta stancabilità, dolore, sudorazione, ecc… quell’impugnatura potrebbe essere considerata per lui efficace.

Oltre agli indizi riguardanti il livello cognitivo del bambino, il disegno ci permette di indagare su determinati parametri che possono essere indice di successive difficoltà a livello grafo-motorio in fase di apprendimento della scrittura ed in particolare del carattere corsivo.

Questi segnali di rischio sono:

  • Lateralizzazione non stabilizzata
  • Presa dello strumento grafico immatura
  • Disegno immaturo
  • Tratto troppo marcato o troppo leggero
  • Disorganizzazione spaziale
  • Stancabilità

Per concludere, come già esplicitato in precedenza, la valutazione del disegno rappresenta solo una parte della Valutazione Neuropsicomotoria, non è dunque la sola analisi del disegno del bambino a determinare la presenza o meno di una difficoltà. Il disegno, però, insieme a tutti gli altri dati emersi dalla Valutazione (a livello comportamentale, motorio-prassico, ludico, linguistico) si rivela molto utile ed interessante per poter tracciare il profilo di sviluppo del bambino e per poter elaborare, qualora fosse necessario, il programma riabilitativo specifico ed individualizzato.